Bosso

Il bosso "spaccascalpelli" Anno 2001!!! Ricevo una telefonata di un amico alle 23,30:"Francesco, vicino casa mia, con le ruspe, stanno buttando all'aria un giardino di un mio amico. Ci sono dei bossi di grosse dimensioni, andiamo a dare un'occhiata? Dobbiamo farlo adesso perché domattina portano via tutto!" "il solito esagerato" pensai. Ma nel dubbio, meglio non rischiare! 10 minuti dopo sono già sul posto. In effetti il mio amico aveva ragione. Davanti ai miei occhi c'era un cumulo di terra incredibile e tronchi, tanti tronchi....di bosso!!! Purtroppo l'escavatore era andato poco per il sottile e molti di questi tronchi erano completamente rotti, spezzati o senza radici. Con una torcia cerchiamo di individuare almeno qualche bosso con un minimo di pane radicale. Le piante sono grosse...vecchie....e pesanti! Carichiamo quello che ci è possibile e via a rinvasare….Alle 4 di notte abbiamo finito!!! i nostri bossi sono tutti in vaso. Tra questi, ce n'era uno di dimensioni "generose".....eccolo!! L’ho chiamato il bosso "spacca scalpelli”. Vi lascio immaginare il perchè!!!! Le prime foto risalgono al 2003 ad attecchimento avvenuto! Nella prima fase di coltivazione, la mia attenzione è stata rivolta all'ingrossamento dei rami. Il bosso tende a fare molte gemme concentrate in pochi punti. Se si lasciano tutti i rametti e non si fa selezione, si rischia di ottenere solo tanti rami giovani e di consistenza erbacea. E’ bene quindi lasciarne pochi, ben distribuiti lungo il tronco e farli ingrossare e lignificare! Lasciateli crescere liberamente, coltivate al sole e con abbondanti concimazioni. Vedrete che risultati. Vista la consistenza del legno di bosso sarebbe bene dare una piccola impostazione ai rami fin da giovani. Consiglio un filo di alluminio da applicare lasciando larghe le spire. Servirà soprattutto per abbassare il tratto iniziale del ramo prima che diventi troppo duro per essere piegato!   La presenza del filo sul tronco non mi permetteva la lavorazione del legno. Ho dovuto attendere il raggiungimento di una ramificazione con diametri corretti, per poter prendere in mano gli scalpelli!....ed è qui che nasce il nome di questa pianta!!! Il legno del bosso, si sa, è molto duro e compatto. Il modo migliore per spaccare i nostri scalpelli è farli entrare nel legno con una bella martellata e poi illudersi di farci leva per alzare i fasci linfatici....ERRORE!!! Con il bosso bisogna fare attenzione. Se, come me, non amate il lavoro con la fresa elettrica, la prima sgrossatura avviene con l'utilizzo di una fessuratrice. Una volta che la pinza entra dentro, il legno si spacca facilmente. Meglio non esagerare con il "morso". Meglio "addentare" piccole porzioni di legno! Una volta ridotto il volume di legno è il momento di approfondire il lavoro con gli scalpelli. Anche qui vale la stessa regola: piccole porzioni di legno. L'occhio deve leggere i segnali che il legno ci suggerisce. Piccole fessure sono segni importantissimi: una piccola crepa indica il punto esatto in cui un legno comincerà a decomporsi. Sarà in quella fessura che entrerà acqua, minuscoli animali, aria...sarà da lì che comincerà quel lungo processo naturale di decomposizione che con il tempo darà vecchiaia al legno...e sarà proprio da qui che lo scalpello inizierà il suo percorso! L’utilizzo di attrezzi manuali, per quanto lungo, permette di poter leggere continuamente questi segnali, cosa che la fresa elettrica tende a cancellare.   Dopo anni di coltivazione, arriva anche il momento del rinvaso. Ecco il fatidico momento in cui bisogna togliere la vecchia zolla, quella orribile argilla che ormai è diventata cemento! E’ un rinvaso senza compromessi. Tolgo tutta la terra con un bastoncino e poi una bella lavata di radici! Il bosso viene posizionato in un vaso provvisorio. Mi curo molto del suo ancoraggio al punto di usare un puntello improvvisato! La pianta non accenna a muoversi ed è un tutt'uno con il vaso. Non resta che mettere il nuovo terriccio: una miscela composta dal 70% circa di pomice (anche di grossa granulometria) e il restante 30% con terriccio universale. Entrambi gli elementi sono stati setacciati per eliminare le particelle più piccole.   Nel corso di questi anni ho applicato più volte il filo in modo da aprire e abbassare la ramificazione primaria. Con la pinzatura invece ho ottenuto un buon infoltimento dei rami. E’ il momento di procedere alla disposizione di tutti questa vegetazione Questa lavorazione è oggetto della dimostrazione fatta al congresso IBS 2010 di Arco. Il lavoro svolto è stato essenzialmente di selezione e distribuzione della vegetazione. Visto il periodo (maggio) ho deciso di non intervenire in modo radicale, escludendo potature o pieghe drastiche. niente rafia quindi, ammesso che ce ne fosse stato bisogno! solo tanto filo in modo da distribuire tutti i numerosi rametti. La modellatura puntava soprattutto all'apertura della ramificazione cercando di conferire una buona costruzione della chioma a 360°. Se facciamo un giro intorno alla pianta possiamo percepire una chioma abbastanza ordinata e naturale da tutte le angolazioni. Durante l’avvolgimento dobbiamo chiaramente fare attenzione a non danneggiare la vegetazione. Consiglio di pulire il rametto più o meno come facciamo per i ginepri: togliere la vegetazione alla base delle biforcazioni, le foglie presenti sul primo tratto di tutti i rametti e così via. In questo modo passare con il filo è più agevole. E poi non ci dimentichiamo che in tutti gli alberi la vegetazione è solo sulle punte dei rami. Non ha senso tenere le foglie sulle parti interne. Durante il posizionamento dei rami, soprattutto quelli di medie dimensioni, bisogna fare molta attenzione. La rotazione durante la piegatura è un ottimo sistema per ridurre i rischi di rottura. Non piegare eccessivamente. Molto meglio posizionare i rami dritti e alla luce, senza movimenti troppo stretti; al limite accorciarli se risultano troppo lunghi. Negli anni successivi la pianta è stata rinvasata e potata in modo da intensificare la densità della vegetazione. Le ultime foto ritraggono il bosso nel 2014