Lavorazione abete rosso

(Collezione Franchi Bonsai) La storia di questo abete comincia 20 anni fa! Nel 1995, il maestro M.Kimura ebbe l’occasione di lavorare questa pianta durante una sua dimostrazione tenuta presso il centro bonsai Costantino Franchi. Chi fin da allora era un appassionato di bonsai si ricorda ancora quell’evento. Una lavorazione veloce e precisa che lasciò tutti di stucco. Da allora, quest’abete dimora presso il museo C. Franchi insieme con altri capolavori. Durante questi anni il bonsai è cresciuto e maturato e il fronte è stato addirittura cambiato. Un importante lavoro è stato il risanamento del tronco, che a un’attenta analisi risultava completamente putrefatto all’interno. Per questo motivo si è vista necessaria la rimozione del legno marcito con una fresa. Il tronco tutto svuotato della sua parte interna è completamente cavo fino a metà pianta. Le normali pinzature effettuate nel corso degli anni, hanno causato un infittimento tale della vegetazione che aria e luce non passano più tra i rami. La conseguenza è stata un allungamento della vegetazione verso l’esterno e verso l’alto, ma soprattutto l’indebolimento e la morte di tanti rametti interni che non ricevevano più un’esposizione ottimale. Siamo a dicembre 2009….Il mio lavoro inizia da qui. Non nego una certa emozione nell’avere la possibilità di lavorare una pianta così maestosa e importante. Sapere che il maestro Kimura ha messo le mani su questo bonsai era per me fonte di orgoglio e silenzioso rispetto. Dopo la consueta consultazione con Lorenzo Agnoletti, è il momento di passare all’azione! Il primo passo è la selezione della vegetazione: elimino tutti i rami secchi e deboli, lasciando solo la vegetazione vigorosa. È un lavoro lungo ma non difficile. Lasciando solo la ramificazione forte mettiamo la pianta in una condizione di vigoria. Inoltre eliminando tutte le parti inutili e deboli otteniamo uno sfoltimento importante della chioma. Una volta alleggerita la chioma, è necessario approfondire lo sfoltimento con alcune sostituzioni di apice, l’eliminazione di alcuni rametti alle biforcazioni, rami inutili al disegno finale, ecc. Dopo qualche ora, per terra è visibile un sostanzioso cumulo di rami. Il colore stesso testimonia il basso livello di salute della vegetazione eliminata. Anche se una potatura più selettiva sarebbe consigliata, preferisco mantenere quanta più vegetazione possibile, in modo da assicurare all’abete una vigorosa ripresa. Il risanamento del legno è un’altra operazione importante. Alla base esistono ancora piccole zone di legno spugnoso, ormai decomposto. È sufficiente grattare con una sgorbia affinché il legno marcito sia asportato. L’uso della fiamma di un bruciatore a gas elimina i residui del legno decomposto. A questo punto tratto tutto il legno secco con un’abbondante applicazione di liquido jin. È il momento di passare alla chioma e alla filatura di tutta la vegetazione rimasta. Legare con il filo di rame tutto l’abete è stato il lavoro più lungo. Ci sono voluti dei giorni per arrivare al termine. Evito, per quanto possibile, l’utilizzo di filo di grosse dimensioni, preferendo l’utilizzo dei tiranti per l’abbassamento della ramificazione primaria. Utilizzo in gran parte filo dallo 0,8 al 2 mm. Il lavoro deve essere minuzioso. La grande quantità di rami e l’attenzione a non compromettere gli aghi al passaggio del filo, rendono l’operazione veramente lunga. Dopo tutto questo tempo dedicato a tutte queste operazioni, arriva il momento della modellatura. Personalmente è la parte che preferisco di più! È qui che le idee prendono veramente forma…e l’albero con esso! La stesura dei rami non risponde solo a una logica estetica, ma anche funzionale. Il primo punto è distribuire la vegetazione in modo che ogni rametto sia esposto correttamente alla luce e all’aria. Solo così possiamo assicurare alla pianta una corretta crescita. Per fa questo è sufficiente stendere i rami in modo radiale…come le dita di una mano! In questo modo otteniamo sommariamente la dimensione e la posizione dei palchi. Successivamente si opera una ulteriore sfoltita e si analizza l’ulteriore lavoro di rifinitura da fare. È qui che l’occhio deve cogliere gli elementi principali per una corretta modellatura. Gli spazi tra i palchi, la profondità, le asimmetrie e tutti quei concetti estetici che rendono migliore un lavoro del genere. Con l’occhio e poi con la mano, correggo e modifico ogni palco fino al raggiungimento del risultato finale. Solo alla fine, d’accordo con Lorenzo, si decide di eliminare il primo ramo a sinistra. Oltre ad appesantire troppo l’insieme, renderebbe troppo sbilanciata la pianta verso sinistra….meglio un jin! Mi preme precisare che la modellatura non è andata oltre un certo livello di dettaglio. Il fine ultimo di questo lavoro era ripristinare le migliori condizioni di crescita dell’abete. Per questo motivo sono stati modellati un numero di rami superiori a quelli necessari, in modo da garantire una migliore ripresa vegetativa. Una volta raggiunto un livello di vigoria molto alto, selezionerò ulteriormente la ramificazione in modo da rendere il bonsai più leggibile e definito….ma questa sarà un’altra lavorazione. Un grazie sincero a Lorenzo per il suo aiuto e a Nara Franchi per avermi dato la possibilità di lavorare un bonsai con una storia così importante.