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Gen 04
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Juniperus Chinensis

Il ginepro di questa lavorazione è un bonsai che seguo dal 2009, nel momento in cui sono entrato a far parte dello staff dell’azienda Franchi Bonsai di Pescia (Pt).

La foto ritrae il ginepro qualche anno prima del mio arrivo.


 

Fin da subito, il mio lavoro fu quello di occuparmi delle piante ospitate nel Museo e ben presto la mia attenzione cadde su questo esemplare di Juniperus Chinensis. La crescita degli ultimi anni aveva chiuso tutte le spaziature al punto che la vegetazione interna, non ricevendo una adeguata illuminazione, si stava indebolendo.

Ecco la pianta prima di essere lavorata nel 2009

 

La prima cosa da fare era dunque una bella pulizia e sfoltita della vegetazione, ricorrendo all’uso del filo solo allo scopo di aprire la ramificazione e dare aria e luce alla chioma. Finito il lavoro, il bonsai mette in evidenza un bel tronco con due vene linfatiche belle gonfie che, salendo lungo il tronco, si riuniscono solo nella parte più alta.

Il colore della vegetazione è di un bel verde scuro, segno di una chioma forte e vigorosa. Risulta più debole solo il primo ramo a causa di un precedente attacco parassitario già debellato. Con lo sfoltimento e l’apertura della ramificazione conto di recuperare vigore anche in questa zona.

Il ginepro dopo la prima lavorazione:

 

Dopo due anni è arrivato il momento di una modellatura più precisa e dettagliata. In questo periodo il ginepro è cresciuto molto e, di conseguenza, ha perso la sua definizione. Il lavoro non si limiterà alla sola pulizia e apertura, ma a una vera e propria nuova modellatura.

 

Lavorando in un museo dove sono presenti esemplari unici, non sono abituato a “smontare” troppo i bonsai, dato che le piante esposte devono essere belle e presentabili tutto l’anno ed hanno ormai una loro personalità e carattere. Cerco sempre di valorizzare quanto è già presente senza rivoluzionare troppo la forma già esistente.

Anche in questo caso non metterò in discussione fronte o inclinazione e cercherò di seguire il portamento attuale della pianta.

Il lavoro più impegnativo sarà dare una forma elegante a una pianta che fa della sua grazia e leggerezza la sua caratteristica più importante. In questa ottica non dovrò creare una chioma compatta ma dovrò “giocare” con le spaziature tra la ramificazione in modo da rendere la chioma coerente con il carattere del ginepro

Dopo una attenta pulizia della corteccia e della vegetazione, procedo all’applicazione del liquido jin e alla successiva applicazione del filo su tutti i rametti.

Non resta che procedere al loro posizionamento e alla successiva pulizia dei profili inferiori di ogni palco.

Ecco il risultato finale

 

Lato sinistro

 

Retro

 

Lato destro

 

 

Alcuni particolari della ramificazione

 

 

 

Il ginepro nel 2012

 

Purtroppo negli anni successivi il bonsai ebbe una battuta di arresto. Per un problema radicale, il ginepro ha perso via via  vigore soprattutto sul lato destro, arrivando alla perdita del primo ramo e di altri importati rami sullo stesso lato.

Nonostante ciò, questo ginepro ha da sempre attirato la mia attenzione e così decisi di offrirmi per l’acquisto malgrado il precario stato di salute. Un rischio che mi accollai non senza qualche preoccupazione.

Il ginepro arrivò nel mio giardino nel 2017.

In precedenza avevo già provveduto a un primo intervento sul pane radicale, rinvasandolo semplicemente in un vaso più capiente, senza procedere a una profonda pulizia delle radici.

Il ginepro nel 2018

 

La chioma era ancora molto squilibrata con zone evidentemente debilitate e atre invece in piena salute.

Le parti deboli tendevano dapprima a ingiallire per poi perdere colore e consistenza soprattutto nei periodi marzo-aprile. Ho sempre attribuito questo comportamento a un problema di asfissia o marciume radicale e al susseguente attacco di un patogeno. Risulta abbastanza difficile debellare il problema, ma ovviamente il primo passo è la risoluzione del problema radicale con un rinvaso e con una adeguata sostituzione del terreno evidentemente troppo compatto e asfittico.

Nel contempo conviene curare la pianta anche con un anticrittogamico sistemico.

Come si vede la vegetazione si indebolisce al punto da fare morire i rametti.

 

 

Allo stesso tempo, le parti vigorose continuano a vegetare indisturbate.

 

 

Dopo il rinvaso, il trattamento periodico con anticrittogamici sistemici e un protocollo di coltivazione che sostenga la crescita della pianta, a dicembre 2020 il ginepro si presentava così:

 

Le zone deboli ormai sono quasi assenti mentre sulla gran parte della chioma si notano vegetazioni lunghe e vigorose. In questo periodo di recupero non è l’azoto l’elemento principale; non è l’allungamento la nostra finalità, ma il recupero e l’equilibrio nelle funzioni vitali della pianta stessa. Non è bombardando la pianta di azoto che si ottiene questo risultato. Sono piuttosto l’uso di ammendanti come gli acidi umici o gli estratti di alghe o altri biostimolanti che permettono alla pianta di recuperare e ricominciare a lavorare con sicurezza. Solo dopo si renderà ovviamente necessaria un sostegno importante con il concime.

Retro

 

I rami che sono andati persi, sono stati trasformati in jin. La loro presenza è necessaria per ricordarci il passato e la storia di questo albero.

 

La chioma sembra che abbia ormai ripreso il suo vigore originario. Le punte dei rami “sfrecciano” ovvero si allungano in maniera significativa, in seguito alla crescita. E’ il segnale che la pianta ha recuperato pienamente.

 

 

Dicembre 2021

Eccoci finalmente pronti, dopo 10 anni, a rimettere mano su questo ginepro con forbici e filo di rame.

Questa volta però non mi posso limitare a riaprire la vegetazione rispettando la forma iniziale. Purtroppo le perdite di questi anni ne rendono necessaria una nuova interpretazione. La morte del primo ramo e di altri rami ha ovviamente cambiato in modo evidente il carattere della pianta. Non potendo ristabilire la forma precedente si rende necessario un nuovo progetto.

Fronte

 

Lato destro

 

Retro

 

Lato sinistro

 

 

Dopo attenta analisi, la prima cosa che decido di fare è di cambiare leggermente il fronte scegliendone uno più a sinistra del precedente. In questo modo ho un movimento più interessante delle due vene vive. Inoltre il primo ramo a sinistra accarezza il tronco in modo più interessante.

 

Decido anche di aumentare l’inclinazione verso sinistra. L’idea è quella di realizzare un bonsai non più spiccatamente direzionato verso destra, ma bensì più in equilibrio. La sensazione dovrà essere quella di una pianta molto alta e slanciata dal portamento elegante.

Questo è il progetto che vorrei realizzare:

 

 

….e questo è quello che sono riuscito a realizzare:

 

A parte qualche trascurabile differenza con il progetto, sono riuscito a creare quello che avevo nella mia testa.

Il grosso ramo di sinistra è stato sdoppiato in due masse vegetative: la prima (quella creata con i rami più anteriori) viene protetta con della camera d’aria e posizionata in basso a destra. Questo ramo, lo dico fin da adesso, potrebbe anche essere eliminato in futuro. In effetti, se si immagina il bonsai senza di esso, possiamo notare che questo rimane esteticamente lo stesso. Decido di usarlo nel tentativo di rendere unica la composizione andando a inserire un ramo che nella normalità non cresce in posizione corretta (questo ramo infatti incrocia il tronco sul davanti).

L’altra parte del ramo invece viene utilizzata per creare tutta la massa vegetativa a sinistra e sul retro; l’alternanza della ramificazione dovrà creare spaziature tra i rami sempre diverse in modo da non essere ripetitiva. L’apice infine volge verso sinistra in modo da equilibrare tutta la composizione:

 

Lato destro

 

Retro

 

 

Lato sinistro

 

 

Alcuni particolari della chioma

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per aprire la vegetazione sono ricorso anche all’utilizzo di una barretta di ferro nascosta sul retro.

 

Per piegare i rami faccio abbondante uso dei tiranti. Comodi, efficaci e invisibili, riescono a evitare di usare fili troppo grossi diminuendo, in secondo luogo, il pericolo di incisioni della corteccia.

 

I palchi del ginepro

 

Devo infine ringraziare chi, da molti anni, mi accompagna in molte delle mie lavorazioni: Giacomo e Andrea.

Fare bonsai è già bello di suo, se poi si fa anche con amici veri, il tutto è ancora più bello. Basti pensare che ho lavorato ininterrottamente dalle 10 del mattino fino alle 2 di notte: 16 ore filate dove non ho sentito un grammo di fatica, preso com’ero dal piacere del bonsai e dalla compagnia serena e scanzonata dei due cari amici.

Questo è il bonsai che amo!

 

Giacomo al lavoro

 

Andrea durante la filatura

 

E’ tardi! Sono le 2 del mattino. I sorrisi di me e di Andrea dicono tutto sulla nostra felicità e soddisfazione.

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